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266 | LA FERONIADE |
40Ciò tutto contemplando in suo segreto,
Non fu tardo a veder che tanto eccesso,
Tanta rovina saría poco all’ira
Della fiera consorte. In compagnia
Del potente1 de’ fuochi egli la vide
45Verso la sacra selva incamminarsi,
Ove Feronia nel maggior suo tempio
Di vittime, d’incensi e di ghirlande
Dalle genti latine avea tributo.
Di Giuno ei quindi antivedendo il nuovo
50Scellerato disegno, a sé chiamato
Di Maia il figlio2, esecutor veloce
De’ suoi cenni, gli fe’ queste parole:
Nuove furie gelose, o mio fedele,
Hanno turbato alla mia sposa il petto:
55E quai del suo rancor già sono usciti
Senza misura lagrimosi effetti,
Non t’è nascoso. Un simulacro avanza
Dell’esule Feronia, un tempio solo
Di tanti che già n’ebbe; e questo ancora
60Vuole al suolo adeguar la furibonda.
Or che consiglio è il suo? Stolta, che tenta?
Se rispettar le nostre ire non sanno
Le sante cose in terra e i monumenti
Dell’umana pietà, chi de’ mortali
65Sarà che piú n’adori e nella nostra
Divina qualità piú ponga fede?
Prendi adunque sul mar tirreno il volo,
T’appresenta a Giunon carco de’ miei
Forti comandi. Con le fiamme assalga,
70Se tanto è il suo disdegno, anco la selva
(Ch’ella a ciò si prepara, e consentire
Io le vo’ pur quest’ultima vendetta):
Ma, se l’empia oserà stender la destra
Alle sacre pareti e vïolarne
75Il fatal simulacro, alla superba
Tu superbo farai queste parole:
Fisso è nel mio volere (e per la stigia
Onda lo giuro3) che l’achea contrada
Lasciar debbano i numi, e nell’opima
- ↑ 44. potente: signore, dio.
- ↑ 51. Di Maia il figlio: Mercurio.
- ↑ 77. e per la stigia ecc.: Per la tremenda palude infernale giuravano solennemente e temevano di giurare gli dei. Cfr. Omero Iliad. II, 755 e Odiss. V, 185; Ovidio Metam. I, 187 e 737; II, 45:
potrà esser disciolto che da quello che volle un tempo ordinarlo». Mg.