Esaminando, e palpitando: Oh! (disse) 410Noi miseri, che fia? Mirate in quale
Fier silenzio sepolta è la natura!
Non stormisce virgulto, aura non muove
Che un crin sollevi della fronte: il rivo,
Il sacro rivo di Feronia anch’esso 415Ve’ come sgorga lutulento1 e fugge
Con insolito pianto; e là Melampo,
Che in mezzo del cortil mette pietosi
Ululati e da noi par che rifugga
E a sé ne chiami. Ah chi sa quai sventure 420L’amor suo n’ammonisce e la sua fede!
Poniamo, o figli, le ginocchia a terra;
Supplichiamo agli dei, che certo in ira
Son co’ mortali. Avea ciò detto appena,
Che tingersi mirò l’aria in sanguigno, 425E cupo un rombo propagossi. Il rombo
Venía dall’opra di Vulcan; che, ratto
La montagna esplorando, ove piú vivo
Con lo spesso odorar sentía l’effluvio
De’ commossi bitumi, entro un immane 430Fendimento di rupi era disceso,
Buio baratro immenso, a cui di zolfi
Ferve in mezzo e d’asfalti un bulicame,
Che in cento rivi si dirama e tutte
Per segreti cunicoli2 e sentieri 435Pasce le membra degl’imposti monti.
In questa di tremuoti atra officina
Lasciò cader Mulcibero3 l’ardente
Irritato carbone. In un baleno
Fiammeggiò la vorago, e scoppi e tuoni 440E turbini di fumo e di faville
Avvolser tutto l’incombusto dio.
Piú veloce dell’ali del pensiero
Per le sulfuree vie corse la fiamma
Licenzïosa, ed abbracciò le immense 445Ossa de’ monti, e delle valli i fianchi
E d’Anfitrite i gorghi. Allor dal fondo
Senza vento sospinti in gran tempesta
Saltano i flutti: ondeggiano le rupi,
E scuotono dal dosso le castella
↑415. sgorga lutulento: OrazioSat. I, iv, 11: Cum flueret lutulentus.