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CANTO SECONDO | 259 |
Opre al mio senno inferïori e vili.
Or i tuoi torti, o madre, io lo prometto,
335E in uno i miei vendicherò: poi venga,
Se il vuol, qua dentro a spaventarmi questo
Seduttor di fanciulle onnipossente,
Ingiusto padre ed infedel marito:
Vedrem che vaglia del suo carro il tuono
340Senza il fulmine mio, senza l’aita
Del mio martello. In cosí dir l’irato
Dio sulla mazza con la man battea:
Poi gittolla in disparte, e corse ad una
Delle fornaci. All’infocate brage
345Appressò le tanaglie: una ne trasse
D’inestinguibil tempra, e in cavo rame1
L’imprigionò. Di cotal peste carchi
Della spelonca uscîr Vulcano e Giuno
Quai fameliche belve che di notte
350Lascian la tana2, e taciturne e crude
Van nell’ovile a insanguinar l’artiglio.
Della squallida grotta in su l’uscita
Di rugiadose stille allor raccolte
Dalle rose di Pesto Iri cosperse
355La sua reina3, e, con ambrosia il divo
Corpo lavando, ne deterse il fumo
Ed ogni tristo odor. Dagl’immortali
Capelli della dea quante sul suolo
Caddero gocce del licor celeste,
360Tante nacquer vïole ed asfodilli4.
Mosse, ciò fatto, la tremenda coppia
Circondata di nembi; e come lampo
Che solca il sen della materna nube
Con sí rapido vol che la pupilla
365Per quella riga a seguitarlo è tarda5,
Tal di Giuno e Vulcano è la prestezza.
Su la vetta calâr precipitosi
- ↑ 346. e in cavo rame: Tasso XII, 42: «E lor porge di zolfo e di bitumi Due palle, e ’n cavo rame ascosi lumi».
- ↑ 349. Quai fameliche belve ecc.: Tasso XIX, 35: «Qual lupo predatore a l’aer bruno Le chiuse mandre insidïando aggira, Secco l’avide fauci, e nel digiuno Da nativo odio stimulato e d’ira...»
- ↑ 353. Di rugiadose stille ecc.: «Questa circostanza del lavare che fa Iride colla rugiada il corpo di Giunone, allorché essa esce dall’inferno, è tolta da Ovidio, Metam. lib. IV, v. 478: Laeta redit Iuno, quam caelum intrare parantem Roratis lustravit aquis Thaumantias Iris. Anche Dante, uscito dall’inferno, fa che Virgilio gli deterga colla rugiada del purgatorio le guance lagrimose (Purg. I, v. 121 e segg.)». Mg.
- ↑ 360. asfodilli: della famiglia delle gigliacee.
- ↑ 362. e come lampo ecc.: cfr. Dante Purg. v, 37 e xv, 131, e
cap. 41, 4). Di Tetide, madre di Achille, non è d’uopo di far parole». Mg.