Pagina:Poesie (Monti).djvu/274

258 LA FERONIADE

     295Su le piante mal fermo egli rispose:
     Ben io t’escuso, o madre, se di tanta
     Ira t’accendi; ché d’amor tradito
     Somma è la rabbia: ed io mel so per prova,
     Io misero e deforme, e ancor piú stolto
     300Che bramai d’una diva esser marito1,
     Bella, è ver, ma impudica e senza fede.
     Pur ti conforta, ché per te son io
     A tutto far disposto. Io sotto i muri
     Lagrimosi di Troia a tua preghiera
     305Già col Xanto pugnai2, quando spumoso
     Co’ vortici ei respinse il divo Achille,
     Che di sangue troian gonfio lo fea;
     E i salci gli avvampai, gli olmi, i cipèri3
     E l’alghe e le mirici4 in larga copia
     310Cresciute intorno alla sua verde ripa.
     Or pensa se vorrò non adempire,
     Di Giove in onta, il tuo desir; di Giove
     Mio nemico del par che tuo tiranno.
     Ti rammenta quel dí che, fra voi surta
     315Su l’Olimpo contesa5, avventurarmi
     In tuo soccorso io volli. Egli d’un piede
     M’afferrò furibondo, e fuor del cielo
     Arrandellommi6 per l’immenso vòto.
     Intero un giorno rovinai col capo
     320In giú travolto e con rapide rote
     Vertiginose. Semivivo alfine
     In Lenno caddi col cader del sole:
     E chi sa quante in quell’alpestre balza
     Lunghe e dure m’avrei doglie sofferte,
     325Se Eurinome7, la bella ocëanina,
     E l’alma Teti doloroso e rotto
     Non m’accogliean pietose in cavo speco,
     A cui spumante intorno ed infinita
     D’Oceàn la corrente mormorava.
     330Ivi per tema del crudel mi vissi
     Quasi due lustri sconosciuto e oscuro
     Fabbro d’armille e di fermagli e d’altre


    re Vulcan medesmo Stava in piè ritto, la pesante spalla Sovra il manubrio del martel poggiando». Mg.

  1. 300. d’una diva ecc: di Venere. Cfr. Omero Odiss. VII, 266 e segg.
  2. 305. Già col Xanto ecc.: cfr. Omero Iliad. XXI, 342 e segg.
  3. 308. i cipèri: specie di giunchi.
  4. 309. le mirici: le tamerici.
  5. 314. Ti rammenta ecc.: cfr. Omero Iliad. I, 590 e XVIII, 397 e segg.
  6. 318. Arrandellommi: mi scagliò come se fossi stato un randello. Ariosto XVIII, 6: «Prende l’altro nel petto, e l’arrandella In mezzo alla città sopra le mura».
  7. 325. Eurinome «ebbe tempio e sacrificii in Arcadia presso la città di Figalia al confluente dei fiumi Neda e Limace. (Pausania, lib. VIII,