Del figliuol di Tesèo. Gonfiata ed aspra 120Spandeasi d’oro con argentee spume
La corinzia marina, a cui dal mezzo
Uscía sbuffando una cerulea foca1.
E per orride balze ecco fuggire
Gli atterriti cavalli; ecco sul lido 125Rovesciato dal carro e lacerato
L’innocente garzon. D’intorno al casto
Esangue corpo si batteano il petto
Di Trezene le vergini2; e, chiamando
Crudel Ciprigna e piú crudel Nettuno3, 130Piú ch’altre in pianto si struggea Dïana.
Al pregar dell’afflitta indi seguía
D’Esculapio4 il prodigio e l’ardimento,
Ché, vïolato delle Parche il dritto5,
Col poter della muta6 arte paterna 135Torna il pudico giovinetto in vita:
Cui, redivivo e in densa nube avvolto,
Con mutati sembianti all’aricine
Selve poi reca la deliaca7 diva,
E palpitando alla segreta cura 140Il commette d’Egeria, inclita ninfa
Delle leggi romane inspiratrice8.
S’apría di nero cïanèo9 scolpita
Nel fianco della rupe una spelonca
Sacra di Pindo alle fanciulle e cara 145Piú che l’antro cirrèo10. Le serpe intorno
Con tortuoso piede una vivace
Edera d’oro, ed un ruscello in mezzo
↑122. foca: «Euripide e dietro lui Ovidio fanno spaventare i cavalli d’Ippolito da un toro. Il nostro poeta a questo animale terrestre ha sostituito una foca, coll’autorità di Servio (Ad Aen. VI, 445): e già le foche sono i buoi del mare, siccome lo stesso Servio scrive». Mg.
↑128. Di Trezene ecc.: Allude a que’ versi che Euripide, su la fine dell’Ippolito, pone in bocca a Diana (trad. Bellotti): «.... A compensarti Di quanto or soffri, o giovine infelice, A te poscia in Trezene incliti onori Assegnerò. Le giovinette figlie Pria delle nozze a te recideranno Le lunghe chiome, e ti daran solenne Di lagrime tributo; e delle vergini Le pietose canzoni ognor devote Saranno a te». Cfr. anche Pausania II, xxxii, 1.
↑129. Crudel Ciprigna (Venere), perché aveva spinto la matrigna Fedra, innamorata del figliastro Ippolito, ad accusarlo ingiustamente al padre Teseo; piú crudel Nettuno, perché aveva suscitato contro i cavalli di quello la cerulea foca.
↑132. Esculapio: figlio di Apollo e di Coronide e dio della medicina.
↑133. delle Parche il dritto: le leggi della morte.
↑141. Delle leggi ecc.: Numa Pompilio, sabino, il secondo re di Roma (714-672 av. C.), per dar maggiore autorità alle leggi religiose da lui promulgate, fingeva d’aver intorno ad esso i consigli della Ninfa Egeria, nell’antro ch’egli aveva dedicato a lei e alle Muse. Cfr. Livio I, 18 e segg. e Ovidio Metam. XV, 479.
↑142. di nero cianèo: «di lapislazzolo puro, senza macchie bianche o giallastre, che rendono meno stimata questa pietra». Pierg.