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246 LA FERONIADE

     720Strage ne’ campi: già delle bastite1
     Crollano i fianchi: già sfasciati piombano,
     E dan la porta all’inimico flutto2.
     S’alza allora un compianto, un ululato
     Di vergini, di vegli e di fanciulli3:
     725Corrono ai templi; ed invocar Feronia,
     E Feronia gridar odi piangenti
     Le smorte turbe; e non le udía la diva,
     Ché maggior diva il vieta. Essa, la fiera
     Moglie di Giove, di sua man riversa
     730Dell’esule nemica i simulacri,
     Ne sovverte gli altari; e la soccorre
     Ministra al suo furor l’onda crudele,
     Che tutte attorno le cittadi inghiotte.
     Tre ne leva sul corno4 infurïando
     735Il veloce Ninfeo, che lutulenti
     Spinse quel dí la prima volta i flutti,
     L’umil Trapunzio e Longula e Polusca5:
     Tre la ferocia del possente Astura,
     L’opima Mucamite, e l’alta Ulubra6,
     740E la vetusta Satrico, a cui nulla
     Il nume valse della dia Matuta7.
     E per te cadde, strepitoso Ufente,
     Pomezia8, la piú ricca e la piú bella.
     Pianse il giogo circèo la sua caduta,
     745E la pianser le ninfe a cui commessa
     De’ suoi vaghi giardini era la cura.
Il tremendo Amaseno avea frattanto
     Sotto i vortici suoi sepolti intorno
     I barbarici campi9 e fatto un lago


726. E a Feronia gridar


    rore delle tempeste. Ed è notevole che il suo teatro sia sempre lo stesso regno di Feronia, visto or nel sorriso, or nella collera della natura. Com’è magnifica quell’immensa marea di tutti i fiumi latini!» Zumb., p. 213.

  1. 720. bastite: steccati con terrapieni per difesa delle acque.
  2. 721. già sfasciati ecc.: Virgilio En. I, 122: laxis laterum compagibus omnes (naves) Accipiunt inimicum imbrem, rimisque fatiscunt. Ariosto XLI, 14: «Il legno vinto in piú parti si lassa, E dentro l’inimica onda vi passa».
  3. 724. Di vergini ecc.: Cfr. Virgilio XII, 131; Petrarca P. III, canz. ii, 57; Tasso III, 11.
  4. 734. sul corno: cfr. la nota al v. 337, p. 108.
  5. 737. Trapunzio, su la via Appia; Longula, tra il monte Circèo e Sezze; Polusca, vicina a Longula.
  6. 739. Mucamite: tra Anzio e Longula. — Ulubra: tra Velletri e Pomezia.
  7. 740. Satrico, tra Anzio e Velletri, ove era venerata, specie dalle donne, la dea Matuta (Aurora), che presedeva al maturar delle biade. Cfr. Ovidio Fast. VI, 473.
  8. 743. Pomezia: cfr. la nota al v. 36.
  9. 749. I barbarici campi: «Cosí chiamavasi una vasta pianura intorno a Regeta, luogo vicino all’Ufente, celebre per la sconfitta che vi ebbero i Galli dai Romani sotto il console Furio Camillo, o pel duello che Marco Valerio tribuno militare sostenne con un capitano di quella nazione, da lui vinto col soccorso di un corvo, onde gli venne il soprannome di Corvino (Vedi Livio, Valerio Massimo ed Aulo Gellio Noct.