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234 LA FERONIADE

     Che tutti empié di meraviglia i colli
     E d’invidia le selve. Al primo spiro
     335Del suo celeste odor vinta temette
     (E fu giusto il timor) la sua fragranza
     Di Preneste la rosa: al primo aspetto
     Di quel candido fior vinte temette
     Le sue vergini tinte il gelsomino.
     340A baciarlo lascive, a carezzarlo
     D’ogni parte volâr l’aure tirrene,
     Desïose d’aver carchi del caro
     Effluvio i vanni rugiadosi: corsero
     A fregiarsene il crine e il colmo seno
     345D’Alba le ninfe e di Laurento, e quelle
     Del Volturno arenoso e del Taburno1.
     Corser da tutte le propinque rive
     Gli Egipani2 protervi, e, saltellando
     E via gittando ognun l’ispido pino,
     350Di questo ramo ghirlandâr le fronti.
     Lo volle3 il dio d’Arcadia, e lo prepose
     Agli ebuli4 sanguigni ed ai corimbi;
     E lo volle Silvan, dimenticate
     Le ferule fiorenti e i suoi gran gigli.
     355Venne anch’essa del Sol Circe la figlia,
     E di sua mano un ramoscel spiccando
     Della scesa dal ciel pianta diletta,
     In grembo al sacro suo terreno il pose.
     Cosí crebbe il divin bosco odorato,
     360Che di soave olezzo intorno5 tutte
     Della maga spargea le rilucenti
     Tremende case, ov’ella ognor, cantando
     E con l’arguto pettine le tele


335-39. Del suo celeste odor, sprezzate e morte, Di lor vinta fragranza vergognaro Le rose prenestine:al primo aspetto Di quel candido fior spente temette

  1. Taburno: monte del Sannio ricco d’olive. Cfr. Virgilio Georg. II, 38.
  2. Gli Egipani: «sono divinità montane e boscherecce con corna e gambe caprigne. Questo nome fu dato talvolta allo stesso Pane. Il primo Egipane però nacque di Pane e della ninfa Ega che in greco vale capra, La corona di foglie di pino era propria di queste divinità delle selve e de’ monti». Mg. Cfr. Ovidio Metam. XIV, 638 e Properzio I, xviii, 20.
  3. Lo volle ecc.: Virgilio Ecl. X, 24: Venit et agresti capitis Sylvanus honore, Florentes ferulas et grandia lilia quassans. Pan deus Arcadiae venit; quem vidimus ipsi Sanguineis ebuli baccis minioque rubentem.
  4. ebuli: «L’ebulo, detto anche ebbio in italiano, è un frutice che somiglia al sambuco nella forma e nelle bacche che produce, ma non cresce alla medesima altezza. — La ferula è un frutice anch’essa, che ha le foglie come il finocchio ed il gambo somigliante alla canna: il fiore ritrae di quello dell’aneto». Mg.
  5. Che di soave ecc.: Virgilio En. VII, 11: Dives inaccessos ubi Solis filia lucos Assiduo resonat cantu, tectisque superbis Urit odoratam nocturna in lumine cedrum, Arguto tenues percurrens pectine telas. Cfr. la nota dro.