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200 PER UN DIPINTO DELL’AGRICOLA

     E la veggo sol io; quella che in seno
     14Al tuo tenero padre Amor scolpiva.



    (p. 255), con queste parole «... al padre che contemplava la figliuola in un dipinto dell’Agricola, si desta nel pensiero l’immagine della consorte», accenna ad un’interpretazione di questo luogo che mi sembra da non potersi accettare. Non l’immagine della moglie, ma quella della figlia è scolpita nel cuore del poeta. E ciò specialmente per l’antitesi ch’è nelle due terzine: l’immagine dipinta dell’Agricola, come immagine, è bellissima, sí che altra non ve ne può esser piú bella: ma piú bella di questa immagine dipinta, è quella scolpita dall’amore figliale nel cuore affettuoso del padre.




LE NOZZE DI CADMO E D’ERMIONE


Contenuto: Il giorno che Ermione andò sposa a Cadmo, con Apollo e tutti gli dei, tranne Giunone, vennero a salutarla le Muse, recando ciascuna corone di fiori onde cinsero il letto nuziale: poi si diedero al canto e alla danza (1-20). E Calliope disse: o Beltà, raggio divino, prendi in custodia Ermione e dàlle perpetua giovinezza, perché come tu bello il volto, cosí virtú le fece bello il cuore. E te, o Cadmo, non impaurisca la sventura; e se mai un giorno ti colga, sii forte per sostenerla (21-53). Cosí cantava: alle ultime parole, nunzie di mali, un’oscura nube di duolo velò il volto degli sposi e degli dei (54-60). Allora Calliope, ridendo, aggiunse: Dura eterna la poesia quando celebra gl’inventori delle arti utili e belle: ora, di tutte le arti trovate dall’uomo, qual è la piú felice? Certo la scrittura, che dà corpo al pensiero umano e lo rende visibile agli occhi (60-86). Come Minerva, balzata dal capo di Giove, pugnò in Flegra, vittoriosa, contro i Giganti; cosí tu, o scrittura, nobile figlia di Cadmo, fulminasti l’ignoranza, tiranna crudele dell’uomo (86-103). Questo il mostro che tu hai già vinto: per te il sapere illumina le menti, per te si purifica da superstizione il culto di Dio (104-132). Tale era il canto di Calliope, la sapienza e potenza del quale solo gli stolti non intendono (133-146). Stava Cadmo attento alle profetiche parole, pregustando la gioia della sua grande scoperta: e le Muse, da quel giorno, presero usanza di far liete di lor canti le nozze di quegli eccelsi, che hanno in pregio la poesia (133-157). Ora qual cosa maggiormente cara ad esse, di quella da te compiuta, o Trivulzio, a cui, piú che di armi (come all’avo tuo illustre), è data gloria di studi, che rendono l’uomo immortale? (157-187). Odi il tripudio delle Muse: vedi Amore che concede ad Imeneo la terza e quarta tua figlia, aspettandone prole onorata (186-197). Grazie, siate compagne, insieme alle arti da esse coltivate, alle due sorelle, onde la loro vita sia piena d’allegrezza (198-211). E tu, o idillio, vanne al mio dolce e cortese amico, e sí gli dici: oggi la tua casa è felice di doppie nozze, e il vecchio e infelice compagno de’ tuoi studi confonde alla tua gioia il suo debole canto (212-232). — Questo maraviglioso idillio fu composto nel 1825 e stampato subito in Milano dal Pogliani, insieme a La felicità coniugale del Gessner, imitata dal Maffei, in occasione delle nozze delle due ultime sorelle Trivulzio, Elena e Vittoria: la prima sposò il conte Pietro Scotti di Sarmato Piacentino; la seconda, il march. Giuseppe Carandini, modenese. Erano figlie del March. Gian Giacomo (figlio, a sua volta, di Giorgio Teodoro, ciambel-