Pagina:Poesie (Monti).djvu/202

186 IN OCCASIONE DEL PARTO

vide e cantò (145-156). — Il 31 marzo 1805 veniva proclamato iln Milano il regno d’Italia e il 26 maggio incoronato re Napoleone; che il 7 giugno nominava vicerè Eugenio di Beauharnais (1780-1824), figlio del visconte Alessandro e di Giuseppina Tascher de la Pagerie, già sposa, in seconde nozze, di Bonaparte fin dal 1796. Ne’ primi dell’anno seguente Eugenio, adottato come figlio dal grande imperatore, sposò Augusta Amalia figlia di Massimiliano re di Baviera. Da queste nozze (che avvennero in Monaco e furono festeggiate anche in Milano con pompa regale e coll’erezione di un provvisorio arco di trionfo, disegnato dall’architetto marchese Luigi Cagnola, che, fatto poi di marmo, fu quello del Sempione: cfr. De Cast. St., p. 184) nacquero tre femmine (cfr. la nota al v. 109) e due maschi (cfr. la nota al v. 114). La primogenita, della quale canta qui il poeta, fu Giuseppina, che divenne poi la sposa di Oscar I re di Svezia. — Quest’ode, composta nel marzo 1807, fu pubblicata subito in Brescia da Niccolò Bettoni, preceduta dalla nota seguente: «Il giorno medesimo che ci fe’ lieti per la nascita della Real Primogenita la clemenza del Principe segnò il decreto de’ quattro Licei-Convitti, ciascuno con novanta pensioni a spese della Corona e a beneficio della classe men facoltosa dei benemeriti cittadini». Fu pubblicata poi nello stesso anno anche in Milano (Cairo e Compagno tip.), con a fronte la versione latina (che il M. giudicò aurea: Card. Lett. al Bett., p. 433) di Luigi Bellò, rettore delle scuole pubbliche di Cremona, e insieme a un sonetto di Luigi Lamberti, tradotto in latino da un canonico Rosnati. In quel mese di marzo compose il Foscolo il noto epigramma «Te Deum; Gamelie Dee! ecc.», coll’intenzione di deridere i poeti e gli artisti che avevano celebrata la nascita di Giuseppina. — Il metro è simile a quello usato già in loro odi da Agostino Paradisi e da Giuseppe Parini: ogni strofa è composta di sei versi, i primi cinque settenari, alternativamente sdruccioli liberi e piani rimati; il sesto endecasillabo tronco, di rima corrispondente all’altro dell’altra strofa. Cfr., in proposito di ciò, il mio studio Dell’ode Per l’inclita Nice di G. Parini: Nuova Antologia, fasc. 1 luglio 1899, p. 41 e segg.


Fra le Gamelie vergini1
     Curatrici divine
     Del regal parto, e roride2
     D’eterna ambrosia3 il crine,

  1. 1. Gamelie vergini: «Deità Gamelie, ossia Nuziali, chiamavansi dagli antichi Giunone, Venere, Diana, le Grazie, e lo stesso Giove.... Queste deità Gamelie godevano della speciale denominazione di Vergini.... Era naturalo che quelle deità cho assistevano alle nozze assistessero anche al parto. Infatti Giunone e Diana, presidenti del Coro Gamelio,... erano le prime deità invocate dalle partorienti.... Né il vocabolo Vergini sta nel mio verso come parola nsata dai buoni latini per indicare deità fresche di gioventù, ma vi sta come la complessiva ed unica ed immutabile appellazione loro propria, e vale quanto l’altra di Pierie Vergini per indicare le Muse, le quali.... eran tutt’altro che Vergini». Mt. p. Marz. E cita autorità ed esempi per provare come il nomo di vergine in latino, di pàrtenos in greco e di fanciulla in italiano (Petrarca Trionf. d’A. I, 5: «e la fanciulla di Titone») si usi parlando anche di maritato. Cfr. pure Card. Lett. al Bett., p. 434.
  2. 3. e roride... il crine: accus. di relaz. Cfr. In nota v. 26, p. 3.
  3. 4. ambrosia: La fragranza dell’ambrosia (unguento odorosissimo onde si profumavano gli dei, detta qui eterna perché rendeva incorruttibili i corpi dei mortali) era tenuta come segno della presenza di un dio. Cfr. Omero Iliad. XIV, 170; Virgilio En. I, 103; Foscolo Sep., 62