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IL CONGRESSO CISALPINO IN LIONE 185

Tal de’ numi il gran sire alle nevose
     Cime d’Olimpo il carro aureo sospinse,
     Percossi1 in Flegra della Terra i figli;
     108E le sfere turbate e paurose2
     Ricomponendo, in armonia le strinse
     Coll’inchinar de’ neri sopraccigli.
     Stridean arsi e vermigli
     112Gl’immensi petti; e ancor s’udía guizzante
     Su i tessalici campi
     Ruggir tra fumo e lampi
     La folgore di Giove. Ei trionfante
     116De’ numi intanto la bevanda in cielo
     Tra Pallade libava e il dio di Delo.

106. Sedi d’Olimpo


    «Né meno il vanto di pietà si prezza, Che il trionfar degli avversari sui».

  1. 107. Percossi: dopo aver vinti in Flegra i Titani. Cfr. Musogonia, v. 377 e segg.
  2. 108. E le sfere ecc.: Cfr. Musogonia, v. 539 e la nota corrisp., p. 116.



IN OCCASIONE DEL PARTO
DELLA VICE-REGINA D’ITALIA

e del decreto del 14 marzo 1807 su i licei convitti


Contenuto: Fra le dee Gamelie, curatrici del regal parto, appare folgorando Minerva: ma dove l’asta e l’egida? (1-18). — L’armi, risponde, cessi all’eroe che combatte in Polonia, al quale Bellona apparecchia trionfi (19-30); e qui venni non come desiderosa di battaglia, ma come amica degli studi e della poesia: perocché da questa cuna s’espande un raggio di clemenza, che letifica i padri, vedendo i figli tolti alla miseria, sola causa d’ignoranza e d’ineducazione (31-48). — Ed ecco aprirsi le porte ed apparire nella stanza numi, e primo il patrio Amore, poi il Genio degli studi, quindi la Pittura e la Scoltura, che recano saluti alla regale infante (49-84). Ultime vennero le Muse e cantarono quest’inno: «Come il sole, nella primavera, feconda del suo raggio germi di nuove vite, cosí tu, o Amalia, italico sole, dài vita, nel tuo aprile, a questa amata prole, che già ti desta in seno speranza di frutto maggiore: però esultano la Lombardia e la Baviera (835-120). Bello il lauro de’ vincitori sul capo di re; bella la rosa pronuba sul capo di regine; grato a’ valorosi lo strepito delle spade e il fragore delle trombe; grato alle madri il riso de’ fanciulletti e il labbro che non sa parlare (121-132). Il sudore della battaglia è balsamo al prode; ma il pianto del bambino è strazio al cuore femminile: non affligger dunque, piangendo, o fanciulletta, la madre, che troppo soffrí. La tua nascita ci allieta; al nnovo anno tu non sarai piú sola: ce ne affida la fortuna del maggiore dei re (133-144). — Cosí cantarono le Muse. Minerva intanto lavò in onda d’ambrosia la pargoletta e le istillò il suo spirito, e le vergini Gamelie l’avvolsero in fasce. La mia Musa tutto