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CANTO TERZO | 153 |
Spiegò l’artiglio; e prime al suol troncate
Cadder le teste de’ suoi figli, e quante
Fur piú sacre e famose ed onorate.
70Poi, divenuta in suo furor gigante,
L’orribil capo fra le nubi ascose,
E tentò porlo in ciel la tracotante;
E gli sdegni imitarne e le nembose
Folgori e i tuoni, e culto ambir divino1
75Fra le genti d’orror mute e pensose.
Tutta allor mareggiò2 di cittadino
Sangue la Gallia; ed in quel sangue il dito
Tinse il ladro il pezzente e l’assassino,
E in trono si locò vile marito
80Di piú vil libertà, che di delitti
Sitibonda ruggìa di lito in lito.
Quindi proscritte le città, proscritti
Popoli interi, e di taglienti scuri
Tutte ingombre le piazze e di trafitti.
85O voi che state ad ascoltar, voi puri
Spirti del ciel, cui veggio al rio pensiero
Farsi i bei volti per pietade oscuri;
Che cor fu il vostro allor che per sentiero3
D’orrende stragi inferocir vedeste
90E strugger Francia un solo, un Robespiero4?
Tacque: e al nome crudel su l’auree teste
Si sollevâr le chiome5 agl’immortali,
Frementi in suon di nembi e di tempeste.
Gli angeli il volto si velàr coll’ali,
95E sotto ai piedi onniposserti irato
Mugolò il tuono e fiammeggiâr gli strali.
E già bisbiglia il ciel, già d’ogni lato
Grida vendetta; e vendetta iterava6
Dell’Olimpo il convesso interminato7.
100Carca d’ire celesti cigolava
- ↑ 74. e culto ecc.: Accenna al culto della dea Ragione, sostituito, per legge della Convenzione Nazionale, a quello di Dio.
- ↑ 76. mareggiò: ondeggiò.
- ↑ 88. Che cor ecc.: cfr. la nota al v. 127, p. 67. — per sentiero: per via, per mezzo.
- ↑ 90. un Robespiero?: cfr. la nota al v. 277, p. 92.
- ↑ 92. si sollevâr le chiome: cfr. la nota al v. 140, p. 56.
- ↑ 98. iterava: ripeteva.
- ↑ 99. Dell’Olimpo ecc.:
Francia tutta un inferno. Spento Robespierre, spenti quei codardi che spinsero al patibolo i piú generosi, la Francia mutò fisonomia, e la Cantica fu interrotta. Ed ora che il mondo sembra finalmente tornato alla saggezza, ora che la Francia altamente detesta ciò ch’io prima ho esecrato, vi sarà chi pur tragga da quel poema il pretesto di calunniare la fermezza de’ miei principi? Oh imbecilli! Chi siete voi che tacciate di schiavo il libero autore dell’Aristodemo! Lo conoscete voi bene? Sapete voi che al pari della tirannide che porta corona, egli abborre quella che porta berretto?» Mt. Cfr. la nota al v. 624, p. 120.