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152 | IN MORTE DI LORENZO MASCHERONI |
Per l’utile d’un solo, in campo esangue
L’itale ingrassa e le tedesche glebe.
Di propria man squarciata intanto langue
35La peccatrice Europa, ed Anglia cruda
L’onor ne compra, e coll’onore il sangue.
Per lei Megera1 nell’inferno suda
Armi esecrate, per lei tòschi mesce;
Suo brando è l’oro; ed il suo Marte, Giuda2.
40Che di Francia direm? A che riesce,
De’ suoi sublimi scotimenti3 il frutto?
Mira che agli altri e a sè medesma incresce.
Potea col senno e col valor far tutto
Líbero il mondo, e il fece di tremende
45Follie teatro e lo coprí di lutto.
Libertà, che alle belle alme s’apprende4,
Le spedisti dal ciel, di tua divina
Luce adornata e di verginee bende;
Vaga sí che né greca né latina
50Riva mai vista non l’avea5, giammai
Di piú cara sembianza e pellegrina.
Commossa al lampo di que’ dolci rai
Ridea la terra intorno, ed — Io t’adoro,
Dir pareva ogni core, io ti chiamai.
55Nobil fierezza, matronal decoro,
Candida fede, e tutto la seguía
Delle smarrite virtú prische6 il coro:
E maestosa al fianco le venía
Ragion d’adamantine7 armi vestita
60Con la nemica dell’error Sofia8.
Allor mal ferma in trono e sbigottita
La tirannia tremò; parve del mondo
Allor l’antica servitú finita.
Ma tutte pose le speranze al fondo9
65La delira Parigi, e libertate
In Erinni10 cangiò, che furibondo
- 39. ed il suo Marte è Giuda (C.).
la nota al v. 235. p. 79.