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114 | LA MUSOGONIA |
Ond’ivi ancor la valle e la montagna
Mandan fumo e rumor funesto e roco.
Della divina Creta alcun satolle1
472Fe’ del suo sangue le feconde zolle.
E tu pur desti agli empii sepoltura,
Terribile Vesevo, che la piena
Versi rugghiando di tua lava impura
Vicino ahi troppo! alla regal Sirena2.
Deh sul giardin d’Italia e di natura
I tuoi torrenti incenditori affrena;
E questa d’Acheloo leggiadra figlia3
480Non far che per te meste abbia le ciglia.
Poco è forse alla misera il tiranno
Giogo che il collo sí le curva e doma,
E incatenata il piè4, carca d’affanno
Indarno sospirar sotto la soma,
Se portator tu pur di strazio e danno
Il manto non le bruci e l’aurea chioma?
Deh non crescer ferite al suo bel volto:
488Pompea ti basti ed Ercolan sepolto.
Il sacro delle Muse almo concento
Del ciel rapiti gli ascoltanti avea.
Tacean le dive; e desïoso e attento
Ogni nume l’orecchio ancor porgea.
469-70. Ond’ivi ancor fumante è la campagna, Livido il cielo e mesto il vento e roco (C. ’21).
471. altri satolle (C. ’21).
474-5 O Vesevo fatal, tu che la piena Versi iracondo di tua spuma impura (C. ’21).
479-80. Non imitar lo scempio e la ruina Del gallico ladron che s’avvicina. (’93) — Ti basti oimè! l’aver di Pompeiano I bei colli sepolti e d’Ercolano (26).
481-88 Questa stanza mancava nell’ediz. del ’93 e fu tolta in quella del ’26.
482. già la curva (P.).
485. Se fecondo tu pur (P.).
489-520. Nell’ediz. del ’93 queste quattro strofe, di poco diverse, sono non qui, ma al principio del canto 2º.
489. Il sacro delle dive (C. ’21).
491. Tacean le Muse (C. ’21).
- ↑ Della divina ecc.: «Anche in Creta fu balzato non so qual gigante dall’impeto dei fulmini, e appellasi divina quest’isola per l’educazione che v’ebbe Giove dai Coribanti, per lo che fu detta sua cuna». Mt.
- ↑ la regal Sirena: Napoli, cosí detta dalla sirena Partenope che tentò sedurre Ulisse, e, delusa, si precipitò in mare. La sua tomba fu ove sorse Napoli. Cfr. Ariosto XXXIII, 56.
- ↑ E questa ecc.: l’Italia meridionale bagnata in gran parte dal mare Ionio e detta però figlia d’Acheloo (oggi Aspropotamo), fiume che, nato dal Pindo, sbocca in detto mare. Omero lo dice regale: cfr. Iliad. XXI, 104.
- ↑ incatenata il piè: accusat. di relaz.; Cfr. la nota al v. 26,