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viii prefazione

tutto quel che, in genere, riguarda le illustrazioni, indicando sempre quel d’altri e aggiungendo ove non erano (con quanta fatica giudichi chi di simili lavori s’intende) copiose e precise citazioni dalle fonti classiche.

Quel che feci pel commento vero e proprio, ch’è a dir filologico, si può dividere in due parti: spiegazione de’ passi piú o meno difficili per il senso e nota delle fonti di concetto e di stile. Il Monti è poeta, se altri mai, limpidissimo e però non abbisogna, per quel che riguarda l’espression del pensiero, di molte e molto ragionate spiegazioni. Per questo il commento venne ad essere, secondo i casi, parco ed ampio; ma d’una parsimonia che non è povertà, e d’un’ampiezza che non sembrerà a chi l’esamini profusione. Così nessun uso speciale di lingua o di stile lasciai senza spiegazione, confortata il piú delle volte anche di esempi; così dichiarai sempre a lettera il testo ove mi parve opportuno, usando sovente, nel periodo, le frasi di altri poeti per renderne famigliari i detti al lettore. Ma quel che maggiormente importa, non lasciai insoluta la ben che minima difficoltà per quel che riguarda l’interpretazione esatta di luoghi piú o meno difficili. Per un esempio, tutti i commentatori, anche quelli d’antologie (tranne uno solo, che dubita della sua stessa spiegazione, ma ch’è lodevole per averla tentata) sfuggono bellamente, con un comodo silenzio, di spiegare che sia o che simboleggi il triangolo della Ragione del verso 61 della canzone Per il congresso d’Udine. Questa, ch’era una difficoltà, è stata, credo giustamente, sciolta per primo da me. Così potrei dire d’altre; ma le vedrà il lettore.

Per segnare le fonti di concetto e di stile mi valsi delle note dell’autore stesso, originali od approvate; ma ben piú mi valsi di ricerche lunghe, amorose, pazienti fatte da me su classici antichi e moderni, com’era stretto dovere di commentator coscienzioso, trattandosi d’un autore così intimamente classico qual è il Monti. Se non che anche per questo mi tenni ne’ giusti limiti, notando solo quelle fra le imitazioni che m’apparvero evidenti e non