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98 | LA MUSOGONIA |
Ma il maggior degli dei, l’onnipossente
Giove di nembi adunator v’è padre,
E a lui vi partorí diva prudente
Mnemosine1 di forme alme e leggiadre;
Diva del cor maestra e della mente,
E del caro pensier custode e madre,
All’Erebo nipote, e della bella
32Temi e del biondo Iperïon sorella.
Reina della fertile Eleutera2
Sovente errava la titania dea
Per la beozia selva, e di Pïera
Visitava le fonti e di Pimplea.
Sotto il suo piè fioría la primavera3;
E giacinti e melisse ella cogliea,
Amor d’eteree nari, e quel che verno
40Unqua non teme, l’amaranto eterno4.
Il timo e la vïola, onde il bel suolo
Soavemente d’ogni parte oliva5
Va depredando la sua mano, e solo,
Solo del loto e del narciso6 è schiva;
Ché argomento7 amendue di sonno e duolo
Crescon di Lete8 su la morta riva,
E l’uno di Morfeo le tempie adombra,
35. Per la selva beota. (P.).
47. Ed uno (C. P.).
- ↑ Mnemosine: «dea della Memoria, come il suo nome stesso significa, era, secondo Esiodo, dell’infelice famiglia de’ Titani, e perciò sorella di Temide, d’Iperione e di molti altri personaggi assai celebri nella Teogonia di quel poeta». Mt.
- ↑ Eleutera: «Luogo della Beozia. Esiodo nella Teog., v. 53. ne assegna il comando alla madre delle Muse, «Le quai feconda sul pïerio giogo A Giove padre partorí Mnemosine, D’Eleutera ubertosa imperatrice». E Fedro, copiando Esiodo, nel prologo del lib. III: Pierium iugum in quo tonanti sancta Mnemosyne Iovi foecunda novies artium peperit chorum». Mt.
- ↑ Sotto ecc.: A proposito di questo bellissimo luogo nota bene lo Zumb., p. 195: «Colorendo e atteggiando le figure appena schizzate dal poeta greco, riuscí talvolta a mutarne anche le aride enumerazioni in magnifiche dipinture .... Mnemosine .... sotto al suo pennello diventa una creatura d’incomparabile leggiadria. E, gentile com’è, fa gentile tutto ciò ch’ella guarda e tocca».
- ↑ amaranto eterno: cfr. la nota al v. 191, p. 78.
- ↑ oliva: olezzava. Dante Purg. xxviii. 6: «Su per lo suol che d’ogni parte oliva».
- ↑ loto... narciso: fiori del sonno (Morfeo) e della morte, e però invisi alla dea della memoria. Il Monti stesso, nell’ode La pace: «Lungi il loto, o fanciulle, ed il narciso, Ch’ella non ama delle Parche i fiori». Cfr. anche Feron. c. II, 219.
- ↑ argomento: cagione. Ariosto XLIII, 10: «E ti dirò il principio e l’argumento Del mio non comparabile tormento».
- ↑ Lete: il fiume dell’oblio. Cfr. Virgilio En. VI. 705 e
passo oscuro di Ausonio, racconta, sull’autorità di Varrone, che avendo una città della Grecia (creduta Sidone) ordinato a tre valenti artefici di scolpire ciascuno separatamente le tre statue delle Muse con promettere un premio a chi le avesse meglio eseguite, accadde che tutti riuscirono cosí bene nell’opera, che il pubblico stimò buona e giusta cosa non rigettarne veruna e collocarle tutte nel tempio d’Apollo. Cosí fu fatto; e le Muse, di tre, divennero nove. Diodoro racconta diversamente l’origine di queste dee, dicendo ch’esse furono nove donzelle esperte nel canto e nel ballo, le quali sotto la direzione d’un generale nominato Apollo, accompagnavano Osiride nelle sue spedizioni militari». Mt.