E fugge intanto il misero fanciullo
Delle torbide irate acque trastullo,
E urlando, di lontano
Tende le braccia invano.
E nova gente accorre, urla, si serra,
E la stravolta genitrice afferra
Che pazza e moribonda
Si vuol gettar nell’onda.
Quando improvviso giunge là d’un balzo
Un ragazzetto scamiciato e scalzo
E franco e risoluto
Domanda: — Chi è caduto?
— Carlo! Il compagno tuo! Sei notatore!
Grida la folla — Salvalo che muore!
Ma grida inutilmente,
Egli è già nel torrente.
Nuota, è travolto, rivien su, s’arresta
Nell’alte pietre insanguina la testa,
Un arbuscello agguanta
E l’arbuscel si schianta;