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A UN BELLIMBUSTO.
O ganimede impomatato e bello,
Crivellato di debiti e d’amanti,
Che per mostrare i falsi dïamanti
Ti palpi il cranio, tomba del cervello;
Cariatide di bisca e di bordello,
Cretino in giubba, villanaccio in guanti,
Per cui tua madre con le man tremanti
Oggi al pegno lasciò l’ultimo anello;
Perchè con tanto sprezzo all’avvilita
Donna che innanzi a te ride e s’arresta
Getti la celia immonda e scimunita?
Quella putta bollata alla Questura
È cento volte più gentil, più onesta
Più nobile di te, bestia, e più pura.