Cara vestina azzurra sparsa di bianche stelle,
Le tue mille pieghine come ricordo ancor,
E il fresco odor di bimba de le sue braccia belle,
E il lungo riccio d’oro che le pendea sul cor!
E un dì, soffiando il vento, nell’ombra d’un sentiero
Vidi la sua rotonda gambina biancheggiar;
Arsi, tremai, m’ascosi, e su quel gran mistero
Rimasi lungo tempo, immoto, a meditar.
E da quel giorno al canto l’anima mia s’apriva
E le dissi ogni sera un lungo inno d’amor;
C’eran dei versi falsi, ma lei non li sentiva
E alzava il capo altera del suo gentil cantor.
Ma poi su la mia spalla chinando la testina
Dicea sommessamente con voce di dolor:
Che vale amarci tanto? Io morirò bambina!
E sbucciando un arancio, piangeva sul mio cor.
Ci sposeremo? un giorno mi domandò pensosa.
Ed io le dissi: — Lena, lo giuro sull’onor!
Se quando avrò un impiego tu non sarai mia sposa
Possa tutta l’Italia chiamarmi traditor.