Io che stempro in parole
Gli affetti che in sublimi atti tu rendi;
Io rifletto e tu splendi,
Io son lo specchio e tu, fanciullo, il sole.
Va, eroe dall’umil volto,
Di sentiero in sentier, pensoso e muto,
Col genitor canuto
Nell’infinita oscurità sepolto;
Va, fanciullo, e la brezza
Dei monti a te sia mite e al tuo protetto
E trova ad ogni tetto
Una moneta, un pane e una carezza.
E quando da la guerra
Del mondo il padre tuo vinto ed oppresso
Lasci il tuo breve amplesso
Per l’amplesso immortale de la terra
Che tu possa, indomato
Lottator, d’ogni avversa ira più forte,
Alla domata sorte
Tutti i beni strappar che t’ha negato;