Corrono, mentr’ io leggo Marlowe, le smunte cavalle
de la vettura: il sole scema, la pioggia freme.12
Ed ecco a poco a poco la selva infóscasi orrenda,
la selva, o Dante, d’alberi e di spiriti,
dove tra piante strane tu strane ascoltasti querele,
dove troncasti il pruno ch’era Pier de la Vigna.16
Io leggo ancora Marlowe. Dal reo verso bieco simíle
a sogno d’uomo cui molta birra gravi,
d’odii et incèsti e morti balzando tra forme angosciose
esala un vapor acre d’orrida tristizïa,20
che sale e fuma, e misto a l’aer maligno feconda
di mostri intorno le pendenti nuvole,
crocida in fondo a’ fossi, ferrugigno ghigna ne’ bronchi,
filtra con la pioggia per l’ossa stanche. Io tremo.24
Ah quei pini che il vento che il mare curvaron tanti anni
paiono traer guai contro di me: — Che importa