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odi barbare 865

A cui la morte teme non ridono
le muse in cielo, quaggiú le vergini.
Avanti, Savoia! non anche
tutta désti la bandiera al vento.40

La Sirventese sono. A me l’aquila
che da Superga rivola al Tevere
e i folgori stringe severa
dritta ne l’iride tricolore„.44

“Ed io ― la terza dice, di mammole
vïole un cerchio tessendo, e semplice
di rose e ligustri il sembiante
ombra sotto la castanea chioma — 48

la Pastorella sono. Di facili
amori e sdegni, danze e tripudii,
non piú rendo gli echi: una nube
va di tristizïa su la terra.52

A te da’ verdi mugghianti pascoli,
da’ biondi campi, da le pomifere
colline, da’ boschi sonanti
di scuri e dal fumo de’ tuguri,56

io reco il blando riso de’ parvoli,
di spose e figlie reco le lacrime
e i cenni de’ capi canuti
che ti salutano pïa madre„.60