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odi barbare | 857 |
Tra boschi immani d’agavi non mai
mobili ad aura di benigno vento,
sta ne la sua piramide, vampante
livide fiamme64
per la tenèbra tropicale, il dio
Huitzilopotli, che il tuo sangue fiuta,
e navigando il pelago co ’l guardo
ulula — Vieni.68
Quant’è che aspetto! La ferocia bianca
strussemi il regno ed i miei templi infranse;
vieni, devota vittima, o nepote
di Carlo quinto.72
Non io gl’infami avoli tuoi di tabe
marcenti o arsi di regal furore:
te io voleva, io colgo te, rinato
fiore d’Absburgo;76
e a la grand’ alma di Guatimozino
regnante sotto il padiglion del sole
ti mando inferia, o puro, o forte, o bello
Massimiliano. — 80