Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
840 | odi barbare |
Tale da i monti di neve rigidi,
ne la diffusa letizia argentea
del placido verno, o fuggente
infaticato, mormori e vai16
sotto il merlato ponte scaligero,
tra nere moli, tra squallidi alberi,
a i colli sereni, a le torri,
onde abbrunate piangon le insegne20
il ritornante giorno funereo
del primo eletto re da l’Italia
francata: tu, Adige, canti
la tua scorrente canzone al sole.24
Anch’io, bel fiume, canto: e il mio cantico
nel picciol verso raccoglie i secoli,
e il cuore al pensiero balzando
segue la strofe che sorge e trema.28
Ma la mia strofe vanirà torbida
ne gli anni: eterno poeta, o Adige,
tu ancor tra le sparse macerie
di questi colli turriti, quando32
su le rovine de la basilica
di Zeno al sole sibili il còlubro,
ancor canterai nel deserto
i tedi insonni de l’infinito.36