Gemeva egli le vigili
Piume stancando in vano:
Ma in piena luce videti
136Il cavalier romano.
Pe ’l lungo collo eburneo
Intonsi i crin fluire
Vide e stillar la mirtea
140Chioma rugiade assire.
Qual de la luna in placido
Sereno, era il candore:
Era nel corpo niveo
144Di porpora il colore,
Come al settembre tingonsi
Bianche mele fragranti,
Come fanciulle intrecciano
148I gigli a li amaranti.
- Soffri, dicesti: ad Albio
Serbata è pur Neera:
Tendi le braccia a i superi
152Con molta prece, e spera. —
E anch’io pregai: di lacrime
Io gli abbracciati altari
Sparsi: e non furo i superi
156A me di grazia avari.