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788 odi barbare

Ma l’uom che tu svegli a oprar consumando la vita,
te giovinetta antica, te giovinetta eterna

ancor pensoso ammira, come già t’adoravan su ’l monte
ritti fra i bianchi armenti i nobili Aria padri.16

Ancor sovra l’ali del fresco mattino rivola
l’inno che a te su l’aste disser poggiati i padri.

— Pastorella del cielo, tu, frante a la suora gelosa
le stalle, rïadduci le rosse vacche in cielo.20

Guidi le rosse vacche, guidi tu il candido armento
e le bionde cavalle care a i fratelli Asvini.

Come giovine donna che va da i lavacri a lo sposo
riflettendo ne gli occhi il desïato amore,24

tu sorridendo lasci caderti i veli leggiadri
e le virginee forme scuopri serena a i cieli.

Affocata le guance, ansante dal candido petto,
corri al sovran de i mondi, al bel fiammante Suria,28

e il giungi, e in arco distendi le rosee braccia al gagliardo
collo; ma tosto fuggi di quel tremendo í rai.