E che? l’avena rustica
Dal labbro tuo risona,
O figlio de l’Egioco,
112O figlio di Latona?
Tu d’amor gemi, ed orride
Co ’l muggito diverso
Rompon le vacche tessale
116La dotta voce e il verso.
Fama è però che memore
Tu de l’incendio antico
A gli amorosi giovini
120Nume ti porgi amico.
E i vóti a te salirono
Del buon Cerinto grati,
Quando immaturi pressero
124L’egra Sulpizia i fati:
Tu al bel corpo le mediche
Mani applicar godesti,
Tu al giovinetto cupido
128Integra lei rendesti.
E giorno fu che in trepida
Cura Tibullo ardea:
Varia di amori il candido
132Vate Neera angea.