— Ballare non posso, non devo ballare:
È giorno di nozze dimani per me. —
— Sir Òluf, ascolta: ti voglio donare 16Un cumulo d’oro, se balli con me. —
— Il cumulo d’oro ben venga; ma poi
Ballare non posso, ché ho nozze diman. —
— Se meco, sir Òluf, ballare non vuoi, 20Il morbo e il contagio ti accompagneran. —
E un colpo gli batte leggero su ’l cuore:
Tal doglia sir Òluf piú mai non sentí.
Poi bianco il rialza sul suo corridore: 24— Ritorna a la sposa, ritorna cosí. —
E quando a la porta di casa egli venne,
Sua madre al vegnente guardò con terror:
— Ascolta, figliuolo: di’ su, che t’avvenne? 28Perché cosí smorto? che è quel pallor? —
— Come esser non debbo sí pallido e smorto?
Nel regno de gli elfi m’avvenne d’entrar.—
— Figliuolo, la sposa sarà qui di corto; 32Che devo a la sposa, figliuolo, contar? —
— Le di’ che a sollazzo cammino pe ’l bosco
Con cane e cavallo, provandolo al fren. —
Ed ecco (il mattino tremava ancor fósco) 36La sposa e l’allegro corteggio ne vien.