Pensi i figli o la patria? pensi il dolore umano?
Non so; ma quando, o vate, raccolgo in quell’arcano Dolore gli occhi e il cuor,
Scordo i miei danni antichi, scordo il recente danno,
E rammemoro gli anni che fûro e che saranno 18E ciò che mai non muor.
Colsi per l’Appia via sur un tumulo ignoto
E posi a la tua fronte, segnacol del mio vóto, Un ramuscel d’allòr.
Poeta, a te il trionfo su la forza e su ’l fato!
Poeta, co ’l lucente piede tu hai calcato 24Impero e imperator!
Chi novera a te gli anni? che cosa è a te la vita?
Tu di Gallia e di Francia sei l’anima infinita,
Che al tuo gran cuor s’accolse per i secoli a vol.
In te l’urlo de’ nembi su la britanna duna,
E i sogni de’ normanni piani al lume di luna, 30E l’ardor del granito di Pirene erto al sol.
In te la vendemmiante sanità borgognona,
Il genio di Provenza che armonie greche suona,
L’estro che Marna e Senna gallico limitò.
Tu vedevi i tettòsagi carri al grand’Ilio intorno,6
Udivi in Roncisvalle del franco Orlando il corno, 36Ragionavi a Goffredo a Baiardo a Marceau.