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anche dalla prosa che ce lo conservò disciolto e scolorato. Cfr. Bergk, fragm. 2; Müller, St. d. lett. gr. cap. xiii.
LXIII) p. 642, str. viii e ix. Ho tradotto dall’idillio viii di Teocrito v. 53-56: “Non mi avvenga di possedere la terra di Pèlope né talenti d’oro né correre innanzi ai venti. Ma canterò su questa pietra tenendoti fra le braccia e vedendo tutto insieme il gregge pascere lungo il mar di Sicilia„.
LXV) p. 650. Questa ode fu mandata alla march. D. G. per accompagnamento d’un ramoscello d’alloro còlto su la Via Appia. Leggesi anche nel vol. iii degli Scritti in prosa ed in versi di Achille Monti, editi a cura dei figli (Imola, 1885), come cosa di lui, tra le poesie inedite. Quel buono e compianto amico trascrisse di sua mano la ode dall’albo della signora, e la copia trovata senza nome tra i suoi fogli fu la cagione dell’errore.