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rime nuove 551


VIII.

COLLOQUI CON GLI ALBERI


Te che solinghe balze e mèsti piani
Ombri, o quercia pensosa, io piú non amo,
Poi che cedesti al capo de gl’insani
4Eversor di cittadi il mite ramo.

Né te, lauro infecondo, ammiro o bramo,
Che mènti e insulti, o che i tuoi verdi e strani
Orgogli accampi in mezzo al verno gramo
8O in fronte a calvi imperador romani.

Amo te, vite, che tra bruni sassi
Pampinea ridi, ed a me pia maturi
11Il sapïente de la vita oblio.

Ma piú onoro l’abete: ei fra quattr’assi,
Nitida bara, chiuda al fin li oscuri
14Del mio pensier tumulti e il van desio.