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intermezzo | 523 |
Io, per me, no, non sono un organetto
Che suoni a ogni portone
De i soliti ragazzi nel conspetto
204La solita canzone.
Quando l’idea ne l’anima rovente
Si fonde con l’amore,
Divien fantasma, e a’ regni de la mente
208Vola fendendo il core;
E la ferita stride aperta al vento,
Geme cruenta al sole:
Io non vi gitto le filacce drento
212Di rime e di parole.
E vommene co ’l mio cuor così fesso
Per questo viavai;
E il mio canto miglior sempre è quel desso,
216Quel che non feci mai.
Questo cor, questa piaga e la filaccia
Vuol dir, lettor mio buono,
Che di tropi barocchi anch’io vo a caccia
220E che un poltrone io sono.