Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
intermezzo | 521 |
Il poeta barcolla e ha il capo grosso:
L’ulcere del suo core
Ei mette in mostra, come un nastro rosso
164De la legion d’onore.
— Quest’ulcera è al suo punto — ei dice, e questa
Mi dee nobilitare.
L’asinità de la vil gente onesta
168Si sgroppi a lavorare.
Noi angeletti de’ liberi amori,
Noi liriche farfalle
Create a svolazzar su’ cavolfiori
172E lambirne le palle,
Oggi al secol del ferro e del carbone
Mutati in calabroni
Con l’assenzio facciam la reazione,
176E sputiamo i polmoni.
Cosí, feriti al cuor, figli de l’arte,
Siamo privilegiati:
Dal facchinaggio uman stiamo in disparte
180Noi, sublimi ammalati.