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intermezzo | 519 |
E canterò di voi, gente finita
Dal pathos ideale,
Che riduceste a clinica la vita
124E il mondo a un ospitale.
S’alza il poeta a mezzodí, sbadiglia,
— Buon giorno, o cor mio lasso — ,
Se lo sdigiuna bene e se lo striglia,
128E se lo mena a spasso.
Dice al sole e a gli uccelli, a l’erbe e a’ fiori,
Che trova su ’l sentiero:
- Mirate, o creature, il re de’ cuori,
132Il mio cuore, il cuor vero.
Egli è tenero e duro, e dolce e forte,
Arïete ed agnello:
Come tortora tuba, e rugge a morte,
136Peggio d’un lioncello.
Vero è, santa natura, che il mio cuore
È un po’ delicatuzzo:
Ma io lo tiro su, povero amore,
140A olio di merluzzo;