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giambi ed epodi 507

lato del poeta quando completa quello del martire preparando il risveglio nazionale. Speriamo: la coscienza di un popolo può essere momentaneamente sedotta, corrotta mai fino all’oblio dell’onore, fino a tollerare nella rassegnazione di perpetuo letargo il vitupero dell’occupazione straniera che ci contende Roma. Chiudo con questo nome, che ispirava il vaticinio del nostro adorato Giovannino anche nell’ultima ora della sua agonia e vi abbraccio con tutta l’anima.


RIPRESA.


pag. 447, v. 15. Su questo verso il sig. Luigi Étienne in una recensione delle mie poesie pubblicata nella Revue des Deux mondes, t. III del 1874, osservava: “On sourit quand’on voit Camille Desmoulins devenu Demulèn.„ Sorridere? e perché? il nome Desmoulins si pronunzia sí o no Demulèn? Ora, come questo nome mi cadde in fine d’un verso e questo verso esigeva la rima e come non tutti gli italiani sono obbligati a sapere la pronunzia dei francesi, cosí io scrissi il nome del tribuno secondo lo dicono e non secondo lo scrivono i francesi, per evitare il caso che qualcuno de’ miei nazionali cercasse invano la consonanza fra Desmoulins e sen. Noi italiani del resto leggiamo i nomi del Petrarca del Machiavelli e del Guicciardini divenuti nella prosa francese Pétrarque, Machiavel, Guichardin, e non sorridiamo. Non sorridiamo né meno quando avvenendoci nei versi d’un grande poeta al nome dell’Alighieri fatto rimare con flétri, ci tocca a leggerlo Alighierí con tanto di accento acuto che pare un chicchirichí:


Râler l’aieul flétri,
La fille aux yeux hagards de ses cheveux vêtue
Et l’enfant spectre au sein de la mère statue!
O Dante Alighieri!

V. Hugo, Châtiments, I, ix.