Pagina:Poesie (Carducci).djvu/529


giambi ed epodi 503

ferite ricevute in battaglia. Ciò può anche dimostrare la severità con la quale in Italia si osserva la legge.

IV) pag. 407, v. 20. Anche questo verso può parere una rimembranza dei due bellissimi di A. Barbier (La curée),


La grande populace et la sainte canaille
Se ruaient à l’immortalité;


ma il fatto è ch’egli ha un’origine più umile; me lo suggerí un deputato del Parlamento italiano, quando dello sciopero politico bolognese nel marzo del 1868 disse non essere popolo ma canaglia che tirava sassi. Al Barbier debbo il movimento della strofe 23, Marchesa ella non è ecc.; al Barbier che scrisse, pur nella Curée,


C’est que la Liberté n’est pas une comtesse
    Du noble faubourg Saint-Germain,
Une femme qu’un cri fait tomber en faiblesse,
    Qui met du blanc et du carmin.


V) pag. 411, vv. 9-10. Alludo ai due libri De Analogia intitolati a Cicerone, coi quali Giulio Cesare intendeva dare con norme determinate una certa unità alla lingua romana traendole dall’incostanza dell’uso volgare.

v. 14. Svetonio ha tutto un capitolo intorno la pudicizia di Cesare prostituita sotto (così traduce il Del Rosso, cavaliere gerosolimitano) al re Nicomede; e da quel capitolo sappiamo che Dolabella chiamava il futuro dittatore "la femmina che fa le corna alla regina di Bitinia„ e "la sposa segreta della lettiga reale„; che Bibulo suo collega nel consolato diceva di lui, per addietro essersi egli innamorato dei re ed ora dei regni; e altre cose che non possono esser ridette qui. Ci basti il frammento di C. Licinio Calvo,


....Bithynia quidquid
Et paedicator Caesaris unquam habuit,