Da i vichi umbri che fóschi tra le gole
De l’Apennino s’amano appiattare;
Da le tirrene acròpoli che sole
64Stan su i fioriti clivi a contemplare;
Da i campi onde tra l’armi e l’ossa arate
La sventura di Roma ancor minaccia;
Da le ròcche tedesche appollaiate
68Sí come falchi a meditar la caccia;
Da i palagi del popol che sfidando
Surgon neri e turriti incontro a lor;
Da le chiese che al ciel lunghe levando
72Marmoree braccia pregano il Signor;
Da i borghi che s’affrettan di salire
Allegri verso la cittade oscura,
Come villani c’hanno da partire
76Un buon raccolto dopo mietitura;
Da i conventi fra i borghi e le cittadi
Cupi sedenti al suon de le campane,
Come cucúli tra gli alberi radi
80Cantanti noie ed allegrezze strane;
Da le vie, da le piazze glorïose,
Ove, come del maggio ilare a i dí
Boschi di querce e cespiti di rose,
84La libera de’ padri arte fiorí;