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XXX.

IL CANTO DEL’AMORE26


Oh bella a’ suoi be’ dí Rocca Paolina
Co’ baluardi lunghi e i sproni a sghembo!
La pensò Paol terzo una mattina
4Tra il latin del messale e quel del Bembo.

— Quel gregge perugino in tra i burroni
Troppo volentier — disse — mi si svia.
Per ammonire, il padre eterno ha i tuoni,
8Io suo vicario avrò l’artiglieria.

Coelo tonantem canta Orazio, e Dio
Parla tra i nembi sovra l’aquilon,
Io dirò co’ i cannoni: O gregge mio,
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