Dal viso del poeta atroce e bello
Pendea, ridendo, il dio
Thor, e chiedea, brandendo il gran martello,
16— Ch’io picchi, figliuol mio? —
Sotto il vento de’ cantici immortali
Piegavano croscianti
Le selve de le vecchie cattedrali
20Con le lor guglie e i santi:
Rintoccava, da i culmini ondeggiando,
A morto ogni campana,
E Carlo magno s’avvolgea tremando
24Nel lenzuol d’Aquisgrana.
Quando toccate, o tisicuzzo, voi
Il chitarrin cortese,
Mugghian d’assenso tutti i serbatoi
28Del mio dolce paese.
Le canzonette, assettatuzze e matte,
Ed isgrammaticate
Borghesemente, fan cagliare il latte
32E tremar le giuncate.
Deh, come erra fantastico il belato
Vostro via per l’acerba
Primavera! O montone, al prato, al prato!
36O agnello, a l’erba, a l’erba!