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giambi ed epodi 465


E mobili flutti di fanti e cavalli
Risuonan pe ’l clivo su ’l fòro latin,
E il canto superbo di trombe e timballi
16Insulta i silenzi del sacro Aventin.

Ahi sola de’ vóti d’un dí la severa
Mia musa, o Caprera, — riparla con te,
E, sola e sdegnosa, de l’orgia romana,
20Deserta Mentana, — ti chiede mercé.

Là il vino, la luce, la nota che freme,
Ne i nervi, nel sangue risveglian l’ardor:
Qui trema a la luna con l’aura che geme
24Lo stelo riarso d’un povero fior.

E altrove la luna del raggio suo puro
Illumina il giuro — rïanima il sí,
Che mormora a un altro languente vezzosa
28La vedova sposa — del morto ch’è qui,

O empie insolente la camera mesta
Svegliando a le cure del dubbio diman
La madre che in questo bel giorno di festa
32In vano pe’ trivi chiedeva del pan.


2 luglio 1871.