E tu pascevi, o alivolo corridore, la biada
Che ne’ solchi de i secoli aperti con la spada Dal console roman
Dante, etrusco pontefice redivivo, gettava;
Onde al cielo il tuo florido terzo maggio esultava, 114Comune italïan,
Tra le germane faide e i salmi nazareni
Esultava nel libero lavoro e ne i sereni Canti de’ mietitor.
Chi di quell’orzo pascesi, o nobile corsiero,
Ha forti nervi e muscoli, ha gentile ed intero 120Nel sano petto il cor.
Dammi or dunque, apollinea fiera, l’alato dorso:
Ecco, tutte le redini io ti libero al corso: Corriam, fiera gentil.
Corriam de gli avversarii sovra le teste e i petti,
De’ mostri il sangue imporpori i tuoi ferrei garetti; 126E a noi rida l’april,
L’april de’ colli italici vaghi di messi e fiori,
L’april santo de l’anima piena di nuovi amori, L’aprile del pensier.
Voliam, sin che la folgore di Giove tra la rotta
Nube ci arda e purifichi, o che il torrente inghiotta 132Cavallo e cavalier,