Pagina:Poesie (Carducci).djvu/472

446 giambi ed epodi


E, se lungi la polvere scorgon del nostro corso,
Il picciol collo inarcano e masticando il morso
Par che rignino — Ohibò! —
Ma l’alfana che strascica su l’orlo de la via
Sotto gualdrappe e cingoli la lunga anatomia
18D’un corpo che invecchiò,

Ripensando gli scalpiti de’ corteggi e le stalle
De’ tepid’ozi e l’adipe de la pasciuta valle,
Guarda con muto orror.
E noi corriamo a’ torridi soli, a’ cieli stellati,
Per note plaghe e incognite, quai cavalier fatati,
24Dietro un velato amor.

Avanti, avanti, o sauro destrier, mio forte amico!
Non vedi tu le parie forme del tempo antico
Accennarne colà?
Non vedi tu d’Angelica ridente, o amico, il velo
Solcar come una candida nube l’estremo cielo?
30Oh gloria, oh libertà!

II.


Ahi, da’ primi anni, o gloria, nascosi del mio cuore
Ne’ superbi silenzi il tuo superbo amore.
Le fronti alte del lauro nel pensoso splendor
Mi sfolgorâr da’ gelidi marmi nel petto un raggio,
Ed obliai le vergini danzanti al sol di maggio
36E i lampi de’ bianchi omeri sotto le chiome d’òr.