Ma rompea superbo un canto
Da l’ignudo petto ed ispido
De gli adusti remator,
Ch’oggi vivono soltanto,
Tizïan, ne le tue tavole, 18Ignorati vincitor.
Ei cantavano San Marco,
I Pisan, gli Zeni, i Dandoli,
Il maggior de i Morosin;
E pe’ i sen lunati ad arco
Lunghi gli echi minacciavano 24Sino al Bosforo e a l’Eussin.
Ne la pratria del Goldoni
Dopo il dramma lacrimevole
La commedia oggi si dà:
De i grandi avi i padiglioni
Son velari, onde una femmina 30Il mar d’Adria impalmerà.
Le carezze fien modeste;
Consumare il matrimonio
I due sposi non potran:
Paraninfa, da Trieste
L’Austria ride; e i venti illirici 36L’imeneo fischiando van.