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392 giambi ed epodi


Tu ancor m’arridi. E, quando a i freschi venti
Di su l’aride carte anelerà
L’anima stanca, a voi, poggi fiorenti,
16Balze austere e felici, a voi verrà.

Fiume famoso il breve piano inonda;
Ama la vite i colli; e, a rimirar2
Dolce, fra verdi querce ecco la bionda
20Spiga in alto a l’alpestre aura ondeggiar.

De i vecchi prepotenti in su gli spaldi
Pasce la vacca e mira lenta al pian;
E de le torri, ostello di ribaldi,
24Crebbe l’utile casa al pio villan.

Dove il bronzo de’ frati in su la sera
Solo rompeva, od accrescea, l’orror,
Croscia il mulino, suona la gualchiera
28E la canzone del vendemmiator.

Coraggio, amici. Se di vive fonti
Córse, tócco dal santo, il balzo alpin,
A voi saggi ed industri i patrii monti
32Iscaturiscan di fumoso vin;

Del vin ch’edúca il forte suolo amico
Di ferro e zolfo con natía virtú:
Col quale io libo al padre Tebro antico,
36Al Tebro tolto al fin di servitú.