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levia gravia 367



Co ’l bello italo regno
Non crebber l’alme, e per piú largo cielo,
Qual farfalletta in cui formazion falla,
68Svolazza il breve ingegno:
Giacquer gli eroi; sogghigna, e senza velo
La fronte oscena e la deforme spalla
Da la verga d’Ulisse illividite
72Su ’l tumulo d’Aiace erge Tersite.


Qual gittò fra le genti
Pensier l’Italia? in su l’antica fronte
Qual astro ride a l’avvenir d’amore?
76Alte parole, e lenti
Umili fatti! Ahi, ahi; mal con le impronte
De le catene a i polsi e piú nel core,
Mal con la mente da l’ignavia doma,
80Mal si risale il Campidoglio e Roma!


Patria di grandi e forti,
Il tuo fato qual è? Se tal risponde
A gli avi suoi tuttor questa mal viva
84Gente, l’ossa de’ morti
A che gravar di marmi? Io l’onde a l’onde
Impreco avverse in su la doppia riva,
E da i ridesti in Apennin vulcani
88Pioggia di fuoco a i nostri dolci piani.