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Che se di nostre feste
Scorra su l’util plebe il beneficio
E civil carità prenda augumento;
92Mercé nostra, il celeste,
Che bene e mal partí, saldo giudicio
Ha di bella pietade alleggiamento.
Noi, del nostro gioir, beata prole,
96Rallegriam l’universo a par del sole.
voce dalle soffitte.
Mancava il pan, mancava
L’opra sottile a reggere la vita;
E al freddo focolar sedea tremando,
100E muta mi guardava,
Pallida mi guardava e sbigottita,
La madre: e un lungo giorno iva passando
Che perseguiami quel silenzio e 'l guardo,
104Quand’io lassa discesi a passo tardo.
Piovea per la brumale
Nebbia lividi raggi alta la luna
In su ’l trivio fangoso, e dispariva
108Dietro le nubi: tale
Di giovinezza il lume in su la bruna
Mia vita mesto fra i dolor fuggiva.
E la man tesi: e vidimi in conspetto
112Osceni ghigni; e in cor mi scese un detto