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levia gravia 319


La bruna luce de’ begli occhi onesti
E la dolcezza del guardo d’amore
Svegliò gli spirti che dormiano, e questi
250Gridaron forte su ’l distrutto core;
Che levò e disse ― L’anima che more
Ne le tue man commetto, angela pia.

Vedi la vita mia com’ella è forte,
Come ha già da vicin l’ultime strida.
255O donna, io giaccio in signoria di morte,
E la poca virtute omai si sfida;
Se non che uno splendor novo l’affida
Ch’or mi s’offerse, e di tua vista uscía. —

Ella nel suon de i dolorosi accenti
260Rivolse gli occhi de la sua mercede,
E co’ guardi tenaci umidi e lenti
Diemmi d’amore intendimento e fede:
Quindi un nuovo desio nel cor mi siede,
Quanto mutato, oh dio! da quel di pria.

265Ché Amore io vidi ne l’aperto giorno
Glorïar come re ch’è è trïonfante,
E gioia e luce e chiaritade intorno
Ed una pace che non ha sembiante:
Egli si pose in quelle luci sante,
270Com’angel contemplando arde e s’indía.