Chi renderlo potrebbe oggi che fede 225Non tien la lingua a l’abondante core?
Luce d’amore che ’l mio cor saluta
E intelligenza e vita entro vi cria
Move dal riso de la donna mia.
I’ dico che giacea l’anima stanca 230In su la soglia de la vita nova,
Qual peregrino a cui la forza manca
E vento greve il batte e fredda piova,
Che vinto cade, e lontan pur gli giova
Mirar la terra dolce che il nutria.
235Cosí l’anima trista si smarriva
Abbandonata de la sua virtute,
E il caro tempo giovenil fuggiva,
E tutte cose intorno erano mute:
Ma a confortarla di fresca virtute 240Una beata visïon venía.
Fanciulla io vidi di gentil bellezza
Creata con desio nel paradiso:
Luceva la sua gaia giovinezza
Nel piacimento del sereno viso, 245E tutta la persona era un sorriso
E ogni atto ed ogni accento un’armonia.