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levia gravia 315


— Piacer che move de la mia persona
Conforti anco per poco i pensier tui;
Ch’i’ sento quel signor che la mi dona
150Che a sé mi sforza; e cosa i’ son da lui:
Non fa per me di questi luoghi bui
La stanza, e poco vostro amor mi alletta. —

Cotal suonò di quella onesta e vaga
La voce pia ch’ella imparò dal cielo,
155Gli occhi belli avvallando; e di sé paga
L’alma raggiò desio fuor di suo velo:
Tutta ella ardea di pïetoso zelo
Qual peregrino cui ’l tornar diletta.

Ahi me, la noia del dolente esiglio
160Quest’angeletta mia presto ebbe stanca!
E venne meno come novo giglio
Cui ’l ciel fallisce e ’l vento fresco manca.
Ella posò come persona stanca,
E poi se ne partí, la giovinetta.

165Partissi, e si partiro una con lei
Amor e poesia dal nostro mondo.
Da indi in qua cercaron gli occhi miei
Per giocondezza, e nulla è lor gìocondo:
Sollazzo e festa per me giace in fondo:
170Sol chiamo il nome de la mia diletta.