Astor maniero, e, quando varia al vento
Saltellante la grandine picchiava
Le vetrate e imbiancava il fuggitivo
Balen le appese a’ muri armi corusche, 50Ei l’ale dibatteva, il serpentino
Collo snodando, e uno stridor mettea
Rauco di gioia: ardeagli nel grifagno
Occhio l’amor de le apuane cime
Natie, libere: ardea, nobile augello, 55In tra i folgori a vol tender su’ nembi.
E fiso un paggio lo guatava, a’ piedi
Seduto del signor: fuggiasi anch’esso
In su l’ale de’ venti co ’l desío
Fuor de la sala, e valicava i monti 60Da l’insana procella esercitati
E le selve grondanti, e tra ’l tonante
Romor de le lontane acque lo scroscio
Del fiume ei distinguea cui siede a specchio
La capanna di sua madre vassalla.
65Ma non al paggio né a l’astor, trastullo
De gli ozi suoi, volgeva occhio il barone,
Sí atteso egli pendea da la soave
Loquela di Sennuccio, e sí ’l tenea
D’un compagno di lui l’alta sembianza, 70Di Gualfredo Ubaldini. E, poi che tacque
Sennuccio, il pro’ marchese incominciava:
— Deh come par che il cielo anco s’attristi
E pianga di Toscana in su le soglie,