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8 juvenilia

Non son de gli ordini privilegiati
Vuoi de’ rarissimi vuoi de’ citati,
135Non ne i cataloghi cercato appaio,
Non c’è da vendermi che al salumaio.
A queste pagine di poco affare
Le man dottissime non abbassare.—
Oh, s’ei la granfia distenda a vuoto,
140Appicca, o povero libro, il tuo vóto:
Ché a grandi e piccoli ei non perdona;
Ogni, anche minima, preda gli è buona.
Chiese, postriboli, caffè, spedali
Le sue sentirono unghie fatali,
145Da quando ei l’abile man giovinetta
De l’elemosine ne la cassetta
Imberbe chierico con occhio pio
Erudia, l’obolo rubando a Dio,
E i doni a l’umile Vergine apposti
150Per lui fumavano fusi in arrosti.
D’altro non dubito: se bene ancora
Lui la chiarissima viltade adora,
Trason ridicolo che incarna e avanza
L’idea platonica de l’ignoranza,
155Forte co’ i deboli, debol co’ i forti,
Prode a trafiggere gli uomini morti,
Prode a nascondersi, ferendo il tergo,
Di birri e ipocriti sotto l’usbergo,
Tal ch’io non credomi maggior ribaldo
160Redasse l’anima del Maramaldo.
Fuggi, o mio povero libro da bene,